LA MORTE DI GABRIELE DRUDA

Credo sia doveroso ricordare un triste episodio della Pineto sportiva, accaduto il 10 febbraio 1950, con la dolorosa scomparsa di mio fratello Gabriele che avrebbe compiuto 17 anni il successivo 7 di Agosto.
Era una giornata d’inverno piena di sole, quel sole tiepido che annuncia l’arrivo della primavera, quando Gabriele tornò a casa accompagnato da alcuni amici perchè accusava un forte dolore alla testa ed un malessere generale a seguito di una caduta sul terreno di gioco, in uno dei tanti contrasti per il possesso di quel pallone che amava tanto. Sentiva mancare le forze e chiese un medico, ma il Dottor Nicola Patelli, subito accorso, constatò la gravità dell’accaduto e nonostante il prodigarsi delle cure, in meno di un’ora esalò l’ultimo respiro, fissando la mamma, il papà e me negli occhi, quasi ad interrogarci del perchè della sua dipartita.

Il dolore non può essere descritto, rimane in noi il ricordo di questo giovane passato come un raggio di sole, appena in tempo per farci conoscere i pregi della sua giovinezza, e oggi, come in una sequenza filmata, ricordando quei momenti, riappare tutta quella gente accorsa silenziosa, attonita, attorno alla bara portata generosamente a spalla dai suoi amici di gioco, avvolta in una bandiera biancoazzurra e sulla stessa la maglia che fu sua in campo, in quel tragico pomeriggio.
A distanza di tanti anni sarebbe inutile parlare di lui, se non cercassimo almeno di conoscerlo attraverso qualche segno lasciatoci, per presentarlo ai giovani di oggi e ricordare ai meno giovani l’immane perdita di una vita fiorente e di una promessa del calcio pinetese.
Significativa potrebbe essere la frase scritta da Gabriele nel suo ultimo diario di scuola: “essere sale e luce, sentirsi utili, cercare di occupare i primi posti e non gli ultimi“.
In queste poche parole sembrano racchiuse le dimensioni dei suoi ideali a cui probabilmente attingeva l’essenza per costruirsi. Sale e luce, sapienza e illuminismo; prerogative quasi utopistiche per gli esseri umani ed oggi rileggendole sembrano quasi indicarci un profetico stato d’animo a cui Gabriele era destinato.
Ebbe la soddisfazione di vedere il suo nome scritto nell’albo d’oro degli alunni della Scuola Tecnica Commerciale di Pescara, che frequentava con profitto in tutte le discipline scolastiche e sportive. Amava tutti gli sports, ma prediligeva il calcio. Infatti, nella sua stanza da letto, non mancava mai un pallone e le scarpette chiodate, sempre ben lucidate, in bella vista, che ha portato con sè nell’ultima dimora. Fra le tante pagine gloriose, purtroppo, anche questa dolorosa appartiene ormai alla storia del calcio pinetese.

Franco Druda