NASCE IL CAMPO SPORTIVO

L’attività amatoriale molto intensa di quel periodo fece diffondere nel paese un enorme interesse per il calcio che dette ben presto i primi frutti. Innanzitutto si avvertì l’esigenza primaria di dotarsi di un campo sportivo. Non ci si poteva rivolgere all’allora Ente locale (Sindaco era Elio Della Loggia), alle prese con i duri problemi del dopoguerra. Ci si arrangiò pertanto da soli. Ci furono una collaborazione ed un entusiasmo collettivi nel realizzare ii campo di calcio. Tutti gli appassionati del pallone si adoperarono fattivamente per far nascere la struttura sportiva. Gli studenti calciatori ricordati, guidati da due infaticabili dingenti, Antonio Passerini e Pierino Daidone, riuscirono nella difficile e quasi “titanica” impresa.

L’area prescelta (nelle adiacenze della pineta litoranea) era di proprietà del demanio marittimo, delle ferrovie e del compianto Luigi Corrado Filiani. Si riuscì ad ottenere in fretta i relativi permessi dei tre proprietari e così poterono iniziare i lavori.
Spianammo le dune sabbiose, – ricorda con viva emozione Antonio Passerini, – con un pesante rullo di pietra di proprietà dell’ANAS, prestatoci dal cantoniere Eugenio Druda. Nella calda estate del ‘48 lavorammo per diversi giorni con molto entusiasmo e passione, tirando ii rullo a mano e a turno con uno che reggeva un ombrellone per ripararci dal torrido solleone. Tra i “buoi” umani più assidui e robusti, ricordo Sabatino Assogna e Giuseppe Nocella. Ma in verità tutti ci davamo da fare per finire al più presto.
Aggiunge Pierino Daidone: “Si deve ricordare la preziosa collaborazione dei trasportatori locali, dei contadini dell’azienda Filiani che con i carri portarono gratuitamente terra e cenere di fornace da spargere sul terreno livellato. Non si deve dimenticare che Galliano Brocco ci alleviava spesso le fatiche, prestandoci generosamente il proprio cavallo da tiro, che mi pare si chiamasse “Peppino”, per trainare il pesante rullo di pietra, nonostante la personale avversione per la “palla” che distraeva dallo studio i figli”.

Molte testimonianze, infine, concordano nell’efficace e notevole collaborazione degli amministratori di Filiani e dei Caccianini, Pasqualino Italiani e Salvatore Di Febo, dotati di enorme passione sportiva.
Anche la famiglia Colaprico, venuta in quegli anni dal Piemonte ed avviata una fiorente fabbrica di foderine e tappeti per auto, dette un grosso impulso al calclo di quei tempi, specie ad opera del genero Carlo Gaboli che fu un discreto calcioamatore. Ma fu prezioso anche Giuseppe Scarazza di Notaresco, che dirigeva la Banca a Pineto e che era prodigo di aiuti economici e di consigli per tutti.
Dopo l’ultimazione del campo, cominciò una frenetica attività calcistica a livello sempre amatoriale. Non è stato possibile, purtroppo, ricostruire con esattezza la prima partita disputatavi e valida come inaugurazione ufficiale in quanto le numerose testimonianze sono discordi tra loro. Di sicuro ci fu la benedizione sacerdotale del primo parroco di Pineto, Don Romualdo De Ascaniis (meglio noto come Don Paolino), un’amichevole di prestigio con il Pescara e che Amalia Rapini fece da madrina alla squadra.

Molti ricordano una famosa partita tra giovani e quarantenni che schierarono anche Don Vincenzo Caccianini all’ala destra, sia pure per un solo tempo. In quella partita giocò anche ii segretario comunale Michele Marano.
Ogni giorno, nelle accanite partitelle pomeridiane, erano liti continue tra Osvaldo e Davide Assogna, giovani astri nascenti del calcio pinetese, insieme a Domenico Brocco e Francesco Rapini. Un pomeriggio ci fu un serio infortunio a Ferdinando Di Febo, che, su azione fallosa di Giuseppe Nocella, soprannorninato calcisticamente ciaranga, riportò una lussazione al femore destro e ne ebbe per 40 giorni con una bendatura rigida e i conseguenti rimproveri in famiglia.
Una memorabile partita tra Bartali e Coppi si concluse a favore dei seguaci del campionissimo per due a uno. E’ impossibile descrivere tutte le partite amatoriali estive, valide quali gare di ritorno con Roseto, Silvi, Montorio, Atri, Notaresco ed altri centri vicini.
Ma l’episodio più significativo del calcio arnatoriale pinetese è rappresentato dall’incidente di gioco del 1950, occorso al diciassettenne Gabriele Druda che, con la sua tragica scomparsa, darà ii nome nel 1963 a quel campo costruito con tanta fatica dai giovani di allora che utilizzarono, ironia della sorte, il rullo di pietra prestato dal papa del povero Gabriele.

(testo amichevolmente concesso da Enrico Romanelli)